sabato 20 marzo 2010

Un po' di storia (seconda parte, Piaggio "SI")

Buona sera, come promesso continuo il racconto della mia storia motociclistica ma, prima di andare avanti con gli anni, forse è meglio che mi soffermi nella descrizione di in un periodo d'oro.
C'eravamo lasciati con la chiamata alle armi, ovvero il servizio di leva prima e il corso Car. Effettivi poi.
Siamo più o meno a cavallo tra il 1990 e il 1993. Quando salgo sul treno in direzione di Viterbo per cominciare il famoso c.a.r. come Aviere, Marzo 1993, lascio a casa tante cose (che adesso non ci interessano, verranno trattate in un articolo a parte) tra cui un Piaggio "SI" completamente modificato, e una moto da cross 125cc (l'ultima KTM che c'è in foto nell'articolo precedente).
Il meccanico dell'altra volta, quello che smascherò le modifiche fatte, rimise il ciclomotore tutto originale. A me la roba originale non piace per niente; manca di personalità, non la sento mia... cose tutte uguali che hanno tutti? No, grazie.
Con il passare dei mesi, pian piano, modificai il "SI" con i soliti orpelli per potenziarlo (marmitta, carburatore e il classico cilindro-pistone) più altre "varianti". Ormai avevo smesso di andare a scuola e lavoravo in un'officina orafa (ad Arezzo è pieno di queste fabbrichette), i soldi non mi mancavano dato che lo stipendio non era male per l'età che avevo, e ad un tratto ero pure maggiorenne. Per farla corta, mio papà non mi diceva più niente riguardo alle modifiche.
Purtroppo, come dicevo nell'altro post, non ho nessuna foto del mio glorioso "SI", cercherò comunque di descrivervelo come meglio posso.
Ciclistica/carrozzeria:
Le gomme, come recitava la pubblicità di una nota marca di pneumatici, sono fondamentali; la potenza è nulla senza controllo. Avevo messo pneumatici maggiorati a pera, ovvero come quelli che si vedono nelle moto, ma più piccoli, ovvio. I cerchi anziché grigi li avevo colorati fucsia. Eliminai pure il parafango posteriore... non ci stava per niente bene. Per avere una forma più filante eliminai pure i pedali e gli specchietti. Le manopole erano del colore dei cerchi come pure le "striscine" che profilavano il serbatoio e il sottosella (c'era una scanalatura che percorreva il ciclomotore che sembrava fatta apposta per metterci le striscine colorate...). Il fanale anteriore era "protetto" da una rete nera, in stile moto da enduro.
Motore:
Il gruppo termico era un Polini elaborato da 65cc. Pistone alleggerito e una marea di luci di scarico/aspirazione... una bomba per l'epoca. Il volano era in carbonio e i cuscinetti dell'albero motore erano stati sostituiti con altri più robusti. Un doppio carburatore 13/13 dell'Orto, uno nella posizione classica, ovvero dalla parte opposta della testata e uno di lato, con un apposito adattatore, alimentava il tutto.
Ricordo che per mettere in carburazione il motore diventai scemo. Ci sarò stato dietro, senza esagerare, almeno una settimana.
Per finire, una marmitta Malossi con passaggio alto, ovvero che passava sopra il poggiapiedi ('na figata pazzesca!). Il variatore, volgarmente chiamato anche frizione, ovvero quell'accrocco con i rullini di vario peso, fu sostituito con uno più performante su cui si potevano impostare diversi rendimenti. Cinghia di trasmissione dentata in modo che si poteva flettere con più facilità, ovvero che si scaldasse di meno. Sostituii anche gli ingranaggi della ruota posteriore con quelli a passo lungo, sennò era tutta accelerazione e niente velocità.
Il risultato di tutte queste modifiche fu che andava come un treno! Tutt'oggi mia cognata mi ricorda il giorno in cui lo usò per andare a fare un giro... le parole che usa spesso sono: mi si sono rizzati i capelli!
Feci una prova con una Cagiva 125cc (mi sembra una Aletta Oro) per vedere chi l'avrebbe spuntata. Vinse lui, ma di poco e nel lungo, cioè dopo svariate centinaia di metri. In ripresa lo bruciai sul posto, poi mi raggiunse e mi superò.
Ne approfittai quindi per sapere che velocità massima raggiungeva.... 105 km/h !!

Vi metto una foto di un "SI" che potrebbe quasi assomigliare a quello che avevo io:

Cambiano i colori (il mio era verde petrolio con le rifiniture fucsia). cambia anche la marmitta, ma più o meno, le modifiche alla carrozzeria sono come quelle che gli feci io (anche questo sembra che abbia il doppio carburatore).

In quel periodo avevo una schiera di "seguaci". Non passava giorno che nel mio garage-sgabuzzino non facevamo combriccola con ogni sorta di cinquantino elaborato. È passato di tutto nel mio angolo di paradiso: vespini, api, fifty, garelli... Tutti rigorosamente modificati, chi più, chi meno.
Un tale Alessio, considerato il peggio tra noi, un ragazzo più giovane di me di qualche anno, aveva un'Ape talmente modificata che non si riconosceva più. L'impianto stereo che aveva all'interno faceva invidia ai più costosi che si vedevano nelle macchine dell'epoca. Si sentiva arrivare da centinaia di metri; non tanto per il rumore del motore, quanto per i bassi della musica da discoteca che ascoltava. Forse s'è rimbambito per quello, chissà :-)
C'era il Magi, il Capozza, il Bemoccoli e tutta la combriccola di Rigutino... bei tempi! Davvero belli! Dovevano essere per forza belli, non avevo preoccupazioni di niente ed ero un ragazzino. Che volevo di più?

I giorni in cui mi sentivo friggere le mani, prendevo il Ktm e me ne andavo per carraie e boschi. Spesso, per un motivo o per l'altro, tornavo a piedi :-)

Fermiamoci qui dai, al prossimo capitolo saltiamo direttamente al 1999, l'anno in cui acquistai la Yamaha R6.

Link:
Parte Prima
Parte Terza

3 commenti:

  1. mamma.14:36

    anche a me si sono rizzati i capelli,anche molto spesso....

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  2. mamma.14:39

    poi addirittura sono diventati tutti bianchi, visto il traffico di tutte quelle moto e motorini..

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  3. eddai che ti divertivi anche te... !

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